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lunedì 22 novembre 2010

Sconclusioni..



Introduzione: Lalla Careddu
In copertina: Illustrazione di Roberta Biasuzzo

E' un pò che ci rimugino su, lo devo ammettere. Veramente un bel pò.
Ma ogni volta, aprendo le sue pagine trovo qualcosa di nuovo alla quale appassionarmi, senza riuscire, una volta riemersa dalla lettura a rimettere il libro al suo posto nello scaffale. Così è rimasto sul comodino per mesi. Un racconto alla volta, di tanto in tanto, ciclicamente.


Possiede uno stile del tutto diverso da quello che amo leggere solitamente. E' più diretto, graffiante, tanto da lasciarmi senza delicatezza alle volte. Ma è proprio questa una delle fonti della sua energia. Con la sua grinta, ma anche con la sua strafottenza a tratti, riesce dopo pochi minuti a lanciarti sul corpo una rete vischiosissima e a inghiottirti nel suo mondo, senza alcuna protezione di salvataggio. Che tu lo voglia o no, senti di non avere altra scelta. Ma sono bastati quei pochi minuti per sapere che non hai più nessuna voglia di ribellarti affinché la "liberazione" avvenga, e ti lasci trasportare sereno, attento, con le orecchie tese.
E così urli al cielo con i protagonisti dei sei racconti, vivi le loro ricerche senza meta (.. ti ci ritrovi anche tu in effetti..), in quel mondo che non ti sa più accogliere, che non ti offre nulla, che non ti abbraccia mai. La felicità sembra un'illusione, la realtà una minaccia. Ti trovi lì sul bordo di quel fiume avaro con Sandro, intento a montare ad occhi chiusi una canna da pesca. Ti trovi lì e senti fluire i suoi pensieri nelle tue arterie, come se fossero i tuoi. Senti che ti è vicino, che puoi essere stato tu in un'altra vita (il mio racconto preferito, il secondo..).
Sono storie di personaggi legati dalle medesime radici. Vivono una periferia che li tiene saldamente ancorati, talmente tanto da richiamare a sé anche coloro che riescono a fuggir via per lo spazio di un attimo. Ma non è quello il loro unico punto in comune. E' un libro che racchiude i loro sentimenti e in cui sono raccolte le vite di coloro che non si accontentano, di coloro che non si rassegnano, che cercano qualcosa aldilà, qualcosa che non sanno bene neanche loro a volte. Si tratta di quello stimolo bruciante che ti spinge in avanti senza lasciarti respiro. E quella sensazione che ti fa gridare, che produce domande direttamente dalla parte più intima di te stesso, che non ti dà tregua anche quando non sai come affrontarlo. E poi ci sono le relazioni, quelle complicate, quelle disperate, quelle troppo intense e per questo così maledettamente vere. Quelle tenere, quelle che potrebbe cominciare, quelle già finite ma che ci lasciano l'eco di quell'aria che si è smesso di respirare. Ci sono i desideri di vite condivise, di figli desiderati. A qualunque costo, a qualunque condizione.
E c'è moltissimo altro. Ed è davvero un regalo che ci sia.


Buona lettura




Paolo Pappatà è nato a Roma nel 1970. Suo malgrado scrittore di nascita, webwriter per necessità, è noto ai più con lo pseudonimo di Baol70. Laureato in lettere alla Sapienza di Roma a pieni voti, abbandona carriera universitaria, per una attribuzione rubatagli dai soliti poteri forti. Per ora, oltre a scrivere, legge.

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